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Le Carote

Coltivazione della carota, buone pratiche agricole in azienda

Famiglia: Apiaceae

Genere e specie: Daucus carota

Sommario

La difesa fitosanitaria della Carota

Diverse sono le patologie che possono colpire la Carota le quali, in relazione alle condizioni climatiche ed allo stato della coltura, possono provocare danni più o meno gravi all’apparato fogliare e, in alcuni casi, anche al fittone.

Le misure da adottare, per una corretta difesa, si distinguono in:

  • Misure AGRONOMICHE:
    • Preparazione di un letto di semina sano e ben drenato;
    • Impiego di varietà tolleranti alle malattie, ovviamente consone alla zona di produzione;
    • Utilizzo di sementi sane e certificate;
    • Prevedere delle ampie rotazioni;
    • Distruzione dei residui colturali;
    • Effettuare irrigazioni e concimazioni, soprattutto, azotate, ben equilibrate;

 

  • Misure CHIMICHE, le quali, a loro volta, si compongono di alcuni passaggi fondamentali ai fini dell’ottenimento della massima efficacia in campo:
    • Riconoscimento della malattia;
    • Tempestività del trattamento;
    • Utilizzo di Agrofarmaci registrati;
    • Qualità della distribuzione ottimale.

 Vediamo più da vicino le principali minacce che possono compromettere la coltivazione della Carota.

PATOGENI FUNGINI

Alternaria (Alternaria dauci)

Patologia fungina che si manifesta con la formazione di piccole macchie brunastre le quali, partendo dai margini fogliari, interessano via via tutta la foglia. In seguito, le macchie tendono a necrotizzare e, in condizioni climatiche favorevoli, si può verificare il disseccamento di gran parte dell’apparato fogliare e la conseguente nuova emissione di vegetazione così da provocare il calo di produzione.

L’Alternaria si conserva da una stagione alla successiva sui residui colturali ed i conidi che si vengono a formare (responsabili delle nuove infezioni) vengono trasportati dal vento, dagli insetti, dalla pioggia o semplicemente dall’acqua di irrigazione.

Una volta giunti sulla vegetazione, avviene la sporulazione, la quale si può verificare in un range termico che va dali 8°C aai 24°C, con condizioni ottimali tra i 22°C ed i 25°C (con queste condizioni, la sporulazione avviene in sole 12-14 ore).

Importante, ai fini dello sviluppo della malattia, è il gradiente di umidità: tassi igrometrici da 92% a 96% per 9-18 ore sono ottimali.

Se le condizioni lo consentono, il ciclo biologico dell’Alternaria, si completa i 8-10 giorni.

Per quanto riportato, il periodo più critico nel quale prestare la massima attenzione, è quello autunnale, con condizioni climatiche fresche ed un’umidità persistente.

Le tecniche agronomiche per contrastare l’insorgenza dell’Alternaria, sono essenzialmente legate alla necessità di limitare le condizioni ottimali al suo sviluppo incontrollato, ossia:

interrare in profondità i residui vegetali, così da limitare l’inoculo tra una stagione e l’altra;

effettuate ampie rotazioni

gestire in maniera oculata le irrigazioni

impiegare seme sano o conciato.

Oidio (Erysiphe heraclei)

Altro patogeno fungino facilmente riconoscibile per la formazione di una patina polverulenta biancastra sulle foglie ed i piccioli. Le foglie attaccate da Oidio, presentano uno sviluppo stentato ed un’attività fotosintetica rallentata. In caso di forti attacchi, si possono verificare disseccamenti diffusi con conseguente riduzione della produzione.

Il fungo è in grado di svernare sotto molteplici forme, a seconda delle condizioni climatiche:

  • Conidi – micelio esterno in caso di condizioni favorevoli;
  • Cleistoteci – ossia corpuscoli resistenti con, all’interno, le ascospore che daranno il via alle infezioni primarie.

 

La disseminazione dei conidi e/o delle ascospore, è operata dalla combinazione di acqua e vento.

L’Oidio è in grado di dare il via alle infezioni anche in condizioni di bassa umidità (<20%) e temperature sostanzialmente miti (15°C – 27°C). Data la natura prettamente epifitica delle infezioni, le zone del campo ombreggiate sono quelle da attenzionare.

Per quanto riguarda la difesa chimica, va segnalato che alcuni Prinicipi Attivi sono efficaci sia per l’Alternaria che per l’Oidio. Questo semplifica molto gli interventi i quali, se impostati strategicamente, consentono la protezione per entrambi i patogeni.

Di seguito, si riportano le molecole previste dalle Linee Guida Nazionali della Difesa Integrata, le quali fungono da base per la compilazione dei DIV (Disciplinari di Difesa Integrata Volontaria) regionali:

Sclerotinia (Sclerotinia minor, Sclerotinia sclerotorum)

Patogeno ad habitat terricolo, il quale di manifesta su piante già sviluppate, a partire dal colletto, il quale di ricopre di un tipico micelio biancastro.

L’apparato aereo delle piante colpite ingiallisce e le foglie ripiegano su se stesse, iniziando a decomporsi al suolo. Tipica è la formazione di corpuscoli sferici o oblunghi, dapprima bianchi e poi tendenti al nerastro, denominati sclerozi: questi, costituiscono gli organi di conservazione del patogeno, anche a distanza di anni.

Le infezioni, sono favorite da un clima caldo-umido, vegetazione bagnata e temperature ottimali di circa 20°C: in queste condizioni, la Sclerotinia germina producendo strutture definite apoteci, i quali emettono milioni di ascospore che viaggiano con il vento e la pioggia.

Le modalità di conservazione del patogeno e la sua elevata polifagia, fa si che più che la difesa chimica, sia importante l’adozione di pratiche agronomiche quali:

  • avvicendamento con colture poco o nulla suscettibili (come ad esempio i cereali);
  • apporto al terreno di ammendanti organici, associati ad un’aratura profonda;
  • drenaggio ottimale e fertilizzazione azotata equilibrata;
  • irrigazione moderata;
  • eliminazione e/o distruzione dei residui colturali dopo la raccolta.

Per quanto riguarda la difesa chimica, si riportano le molecole previste dalle LGN 2023 e da utilizzarsi, secondo le indicazioni, solo in caso di accertata presenza del patogeno negli anni precedenti:

Altre patologie della Carota

Tra le altre patologie che colpiscono la Carota, la cui importanza nell’impatto sulla produzione finale è essenzialmente legato a condizioni climatiche particolari che ne possono incrementare la pressione in alcuni casi, vanno sicuramente annoverate:

  • Cercospora (Cercospora carotae): i sintomi, a carico dell’apparato fogliare, consistono nella comparsa di tacche circolari sul bordo delle giovani foglie.
  • Septoria (Spetoria carotae): si evidenzia con delle punteggiature nere sulle foglie che ingialliscono. Fattore predisponente, l’eccesso di acqua e la forte umidità. Ampie rotazioni e seme sano sono fra le principali tecniche agronomiche che si possono attuare per contrastarne l’insorgenza.

Gli agrofarmaci previsti dalle LGN 2023, sono:

FITOFAGI

Elateridi (Agrioites spp.)

Questi insetti, sono caratterizzati da un ciclo pluriennale (4-5 anni) in cui solo lo stadio larvale è quello responsabile dei danni alle coltivazioni.

Gli adulti compaiono, in genere, a metà Aprile per ovideporre nel terreno le uova dalle quali si origineranno le larve. Queste ultime, estremamente polifaghe, si svilupperanno a spese delle radici di svariate colture, compiendo erosioni sugli organi sotterranei: i danni più gravi si riscontrano in Primavera ed in Autunno.

I fattori che favoriscono le popolazioni di Elateridi sono:

  • precessioni di prati, foraggere, incolti e, in genere, colture pluriennali poco lavorate;
  • terreni umidi e freschi, nonché quelli con elevato contenuto di sostanza organica;
  • elevata piovosità estiva, la quale determina le condizioni microclimatiche di freschezza ed umidità affinché si abbia la risalita delle larve (ed il conseguente danno);
  • irrigazioni frequenti, per quanto detto prima.

 

Anche in questo caso, le modalità di controllo passano per pratiche Agronomiche e Chimiche.

Fra le prime, abbiamo:

  • evitare la monocoltura (soprattutto in caso di attacchi consistenti);
  • evitare rotazioni con prati stabili (medicai, prati polifiti, etc.);
  • evitare semine e/o trapianti in terreni favorevoli allo sviluppo degli elateridi, quali i terreni torbosi;
  • effettuare le lavorazioni al terreno (in questo modo si modificano le condizioni igrometriche con il conseguente approfondimento delle larve);
  • effettuare il monitoraggio per tarare al meglio la difesa chimica.

 

Questo ultimo, può essere eseguito attraverso le trappole convenzionali le quali, con l’apposito feromone, riescono ad intercettare la comparsa degli adulti.

 

Per la difesa chimica, e rifacendoci sempre alle LGN 2023, abbiamo:

Mosca della Carota (Psilla rosae)

Anche in questo caso, il danno è provocato dalle larve, le quali danneggiano il fittone con la formazione di gallerie scavate sia in superficie che in profondità.

L’insetto compie tre generazioni l’anno:

  • Maggio/Giugno
  • Luglio/Agosto (ritenuta la più dannosa);
  • Settembre/Ottobre

Tra i metodi di controllo, oltre alle soluzioni chimiche, abbiamo diverse pratiche agronomiche per contrastare lo sviluppo della mosca:

  • Se possibile, ritardare le semine di Luglio, così da sfuggire alla generazione più impattante;
  • Effettuare ampie rotazioni;
  • Raccolta e distruzione delle carote infestate, così da ridurre l’inoculo per i cicli successivi;
  • Effettuare delle sarchiature, così da distruggere le uova, in genere deposte nel terreno a ridosso del colletto;
  • Monitoraggio per la conoscenza del reale livello di infestazione nel campo.

Il monitoraggio della mosca, può essere effettuato installando delle trappole cromotropiche di colore giallo, a 5-6 mt all’interno della coltivazione, sui lati adiacenti a insediamenti e macchie (in numero di almeno 3 distanziate fra loro di circa 20 mt).

Il posizionamento, deve essere effettuato prima dell’inizio dello sfarfallamento degli adulti, ossia a Primavera, quando la temperatura del terreno raggiunge i 12-15°C.

Per la difesa chimica, si rimanda alla tabella successiva.

Altri fitofagi della Carota

Altri fitofagi minori, che possono attaccare la coltura della Carota, abbiamo:

  • Afidi (Semiaphis dauci): di colore verde, attero, è facilmente riconoscibile in quanto ricoperto da una fine polvere cerosa. Svolge l’intero ciclo vitale sulla coltura, raggiungendo la massima pressione in estate. Maggiormente in questo periodo, difatti, le colonie invadono le foglie le quali, a seguito della loro attività trofica, si accartocciano e tendono a disseccare. Nelle colture da seme, l’infestazione può riguardare anche gli scapi fiorali, con la conseguente riduzione della produzione di seme. L’intervento, deve essere effettuato tempestivamente, sia per evitare l’incrementarsi del danno, che per evitare la proliferazione delle colonie la quale comporterebbe un aumento della difficoltà di controllo degli stessi.
  • Nottue Fogliari (Heliothis , Spodoptera spp., Plusia gamma): il danno è provocato dalle larve le quali, con la loro attività trofica, provocano gravi defogliazioni. Nel caso di forte attacchi, si può arrivare anche alla morte della pianta. Anche in questo caso, la tempestività dell’intervento è fondamentale per la massima efficacia nel controllo di questi fitofagi. Valutare anche l’utilizzo di trappole a feromoni che possano aiutare nella previsione dell’attacco.

Per la difesa chimica di Mosca, Afidi e Lepidotteri, si riportano i p.a. previsti dalle LGN 2023:

Nematodi (Meloidogyne spp.)

Come per la maggior parte delle colture, anche la Carota può essere soggetta ad attacchi consistenti da parte di Nematodi galligeni, appartenenti al genere Meloidogyne. Il danno viene provocato dalle larve di IIa età le quali, spostandosi nel terreno grazie all’umidità presente, seguendo la scia di attrazione degli essudati radicali, penetrano nelle radici, dando inizio all’attività trofica che porta alla formazione delle caratteristiche galle. Queste ultime, compromettono fortemente la capacità nutrizionale delle radici, con il conseguente deperimento della pianta e la successiva morte.

I Nematodi possono svernare sia come uovo (in caso di inverni rigidi), sia come larve di IIa età e uova in caso di inverni più miti o in serra. La soglia termica minima per l’inizio degli attacchi è attorno ai 18°C, con un range ottimale tra i 25° ed i 28°C. Numerose sono anche le generazioni che possono effettuare: da 3 a 5 in pieno campo, superiori alle 5 in ambiente protetto.

Il controllo delle infestazioni, deve necessariamente prevedere l’adozione integrata di pratiche di difesa sia chimica che agronomica. Tra queste ultime abbiamo:

  • ROTAZIONI COLTURALI: efficaci soprattutto sui cisticoli (specializzati);
  • ELIMINAZIONE DEI RESIDUI COLTURALI: specie dove si siano verificati forti attacchi;
  • APPORTO DI SOSTANZA ORGANICA: per i suoi duplici benefici.
    • Effetto ammendante dei colloidi sulla struttura e la tenacità del terreno;
    • Liberazione di composti tossici;
  • SOLARIZZAZIONE: gli individui vengono debilitati con temperature prossime ai 50°C;
  • USO DI PORTAINNESTI RESISTENTI

 Il trattamento chimico, assume un ruolo essenziale per la protezione nelle fasi più critiche della coltura, ossia quelle iniziali, dove maggiori sarebbero le conseguenze di un attacco consistente.

I p.a. impiegabili, previsti dalle LGN 2023 sono le seguenti:

FISIOPATIE

Imbrunimento della Radice
Presenza di tacche scure, brunastre, superficiali, più o meno estese causate dall’ossidazione delle cellule vegetali a seguito di traumi che possono interessare il fittone (es. operazioni meccaniche).

Carota Sdoppiata
Crescita bloccata del fittone, con la formazione di radici secondarie. La fisiopatia è provocata da un anomalo sviluppo dei meristemi apicali, il quale può essere determinato da diverse cause (es. attacco di Nematodi).

Corote Spaccate
In genere la causa è da ricercarsi in eccessi idrici (pioggia, irrigazione) unitamente ad abbondanti concimazioni azotate , i quali provocano un eccessivo rigonfiamento delle cellule con la conseguente spaccatura dei tessuti.

Argentatura
Come dice la parola stessa, tale fisiopatia si evidenzia con la formazione di una pellicola bianco grigiastra, superficiale: le cause sono dovute al disseccamento delle cellule dell’epidermide, in genere provocato dalle operazioni colturali di raccolta e confezionamento.

CONCIMAZIONE

La concimazione della Carota, come per tutte le colture, deve essere ragionata sulla base della dotazione del terreno su cui andremo a coltivarla, oltre che dalla produzione prevista (in termini di quantità di radici che andremo a raccogliere), così da poter facilmente ricavare gli apporti da somministrare.

  • Sostanza Organica:

    per produzioni di circa 300 q.li/Ha di radici, si consigliano 400-500 q.li/Ha di letame (o, in alternativa, 60-60 q.li/Ha di concimi organo-polverulenti, es. pollina) da somministrare, però, almeno 3-4 mesi prima della semina, ala coltura precedente. Questo perché è altamente sconsigliato somministrare direttamente letame alla carota, a causa della possibile insorgenza di odori sgradevoli del fittone e/o alterazioni che ne possono compromettere la commerciabilità (es. imbrunimenti, alterazioni, etc.);

La concimazione organica, viene poi integrata da concimazioni di base (alla semina) e di copertura, sulla base delle asportazioni di cui sopra. Prendendo a riferimento una produzione di circa 300 q.li/Ha di radici, possiamo ipotizzare:

  • Azoto:

    somministrazione di circa 1-2 q.li/Ha da ripatire in almeno tre turni (1/3 alla semina + 2/3 in copertura, suddivisi in due turni, in genere con nitrato di calcio o ammonico). In questo modo, abbiamo il duplice vantaggio della formazione proteica a seguito degli apporti precoci, ed il mantenimento di un buon apparato fogliare, sano e verde, così da facilitare la raccolta meccanica, con le somministrazioni più tardive. La carenza di Azoto determina clorosi diffusa sulle foglie più giovani, con il conseguente disseccamento, ed ingiallimenti sulle foglie più vecchie;
  • Fosforo:

    in questo caso si consigliano da 1 a 1,5 q.li/Ha da distribuire in pre-semina. Importante evitare dosi eccessive in questa fase, in quanto si possono determinare criticità nell’emergenza delle piantine. La carenza di Fosforo, è evidenziata da un rallentamento generale dello sviluppo della vegetazione ed il viraggio verso colorazioni violacee della superficie fogliare.
  • Potassio:

    1,8-2,0 q.li/Ha di questo elemento sono le dosi consigliare per la produzione riportata. Dosi eccessive possono comportare il conseguente mancato assorbimento del Magnesio (con il quale ha antagonismo) e, al contrario, la sua carenza determina accartocciamenti del lembo fogliare, con la presenza di clorosi e bronzature.
  • Calcio:

    la Carota è una delle colture che risente maggiormente delle carenze di Calcio, la quale comporta un ridotto sviluppo della vegetazione, la produzione di radici più piccole e, spesso, malformate e/o appuntite.
  • Boro:

    riportiamo anche il Boro, tra gli elementi menzionati, in quanto la Carota risulta essere particolarmente sensibile in caso di carenza. La dotazione in Boro dei terreni destinati alla coltivazione della Carota, non dovrebbe mai essere inferiore a 0,6-0,7 ppm nei terreni neutri. Al di sotto di questi valori, le giovani piantine, difatti, possono manifestare la classica disposizione “a rosetta”, mentre le piante adulte presentano ingiallimenti dei margini fogliari. Sulla radice, possiamo avere la formazione di tacche brune, imbiancamenti dell’epidermide, oltre a spaccature e/o deformazioni del fittone. Trattamenti preventivi, con 1-2 Kg/ha di Boro ad integrazione della concimazione di copertura, consentono la corretta gestione della criticità. Eventuali interventi curativi, dovranno essere effettuati attraverso specifiche concimazioni fogliari almeno due mesi prima della prevista raccolta.

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